Il corpo dell’uomo è una grande tela, secondo tempo e luogo vi si scrive di collettività od individualità.
Da bambini si desidera che il corpo sia collettivo, che assomigli a quello che si conosce, che si riconosce, crescendo il corpo si stacca dalla massa, desidera una forma unica, diversa, irriconoscibile, diventa tela che ospita un’opera d’arte con una firma sola, tanto inusuale da correre il rischio d’essere banale.
Howard Schatz, fotografo e oftalmologo americano, lavora sul corpo in tutte le sue declinazioni qui riassunte in una massa che non è moltiplicazione di uno ma addizione di molti.