Budapest ha due anime.
La magnificenza asburgica, quei palazzi che, guardandandoli, non possono far immaginare altro che saloni da ballo e fruscianti abiti lunghi alla Sissi (che, tra parentesi, amò questa terra ed i suoi abitanti più della sua Germania d’origine) e poi cubi di cemento grigio, edifici tutti uguali, uno sull’altro, come il Partito vuole.
Una collina sormontata da un castello, distrutto e ricostruito circa sei volte in sette secoli, Buda, e una valle su cui si stende il Parlamento, tra i più grandi d’Europa, gotico, immenso, Pest. Tra di loro il Bel Danubio Blu, che però ormai tanto blu non lo è più.
Una delle arterie principali della città è Andrassy ut: lì l’imponente teatro dell’Opera convive fianco a fianco dei cosidetti ruin pubs, geniale riutilizzo di edifici abbandonati, che convogliano letteralmente mandrie di giovani di tutto il mondo in ambienti incredibilmente vivi ed underground. Andrassy ut è solo un emblematico esempio di ciò che potrete trovare a Budapest, capitale dell’Ungheria e ingresso nell’Est Europa.
Una città contraddittoria (con gran parte della popolazione di religione ebraica e il terzo partito più votato, con il 18%, dichiaratamente nazista), ma che ti rapisce in poco tempo.
Budapest ti entra facilmente nel cuore, chiunque tu sia, da ovunque tu venga, perché riesce ad essere diversa ed affascinante in modi completamente opposti ad ogni angolo di strada, dopo ogni rotonda, tra i suoi vicoli e le grandi tangenziali.
Come i grandi Imperi che l’hanno governata, plasmandola man mano, cosi Budapest ci viene restituita tedesca, turca, ebraica, gitana e sovietica. Cosmopolita. Bella.