Al trentaduesimo raggio d’arcobaleno Sur Edizioni ci regala una donna. E’ un dato, tutto qui. La questione che mi interessa, correndo il rischio di essere fuori moda, è che la letteratura proposta sia buona letteratura. Mi sono però chiesto come mai la scelta della prima donna Sur sia ricaduta su un nome che io (con tutta l’ignoranza che accompagna questa mia affermazione) reputo di secondo piano.
Per rispondere a questa domanda non ho dovuto altro che leggere qualche pagina del libro che avevo tra le mani. “Non sapevamo giocare a niente” di Emma Reyes è la cura con l’antibiotico senza gastroprotettore. La sensazione che vi lascia è quella di una continua pressione sull’intestino. Come se qualcuno stesse cercando di far dei salami usando il vostro intestino tenue.
Bando alle metafore colorite.
“Non sapevamo giocare a niente” è un epistolario. La pittrice Emma Reyes, ormai adulta, racconta la propria infanzia a Germàn attraverso una corrispondenza che parte dal 69 e arriva fino al 1997. Una corrispondenza terribilmente vivida, partecipe, in cui la Reyes racconta tutto il male che ha vissuto con un candore che lascia senza parole. Come se la pittrice non fosse in grado di sentir male. Eppure ne avrebbe tutto il diritto. Tirata su da una madre dispotica, lunatica e anaffettiva. Privata di tutte le norme igieniche, rinchiusa per giorni un uno stanzino assieme allo sorella. Allontanata da due fratelli e abbandonata in un convento dalla madre che non vedeva l’ora di disfarsi di loro.
Quella raccontata in queste poche righe à la storia di qualcuno che se avesse mollato l’avremmo capita e anche giustificata. Invece, dalle rovine dei rapporti affettivi è nata un’artista famosa e rispettata. E’ nata una persona granitica, dignitosa come poche e affascinante.
Le lettere della Reyes sono dirette, schiette, non lasciano adito a dubbi. Vorreste che nessuno dei vostri conoscenti sia mai costretto a scrivere nulla di simile, che non sia mai costretto a testimoniare tanta desolazione affettiva attorno a dei bambini. E, in fin dei conti, l’unica vostra salvezza, mentre leggete queste lettere, è quella di rifugiarvi nel pensiero che alla fine la Reyes ce l’ha fatta. E visto com’erano iniziate le cose non era affatto facile.
Sur Edizioni è l’arcobaleno letterario che manca nelle vostre case. Ogni volume è un raggio di luce e letteratura che illuminerà le vostre librerie e anche un po’ del vostro cervello. Ogni spicchio di arcobaleno è una botta di vita narrativa.
Emma Reyes (1919-2003) è stata una celebre artista colombiana. Nata a Bogotà, ha vissuto a lungo in Europa e in particolare nella Parigi degli anni Cinquanta, dove si è avvicinata all’élite culturale dell’epoca e gode tutt’oggi di una vasta popolarità.
Bellissima, come sempre, la copertina Made in Falcinelli e davvero molto sentita la traduzione di Violetta Colonnelli che non conosco ma alla quale mi sento di fare in miei umili complimenti.
Segnalo anche l’introduzione di Tiziana Lo Porto che vi aiuterà a calarvi nello spirito del libro.