Sottotitolo: morti ammazzati per fiction e per davvero.
Non deve essere facile parlare di morti ammazzati con la stessa leggerezza di Cristina Brondoni, sgombrando il campo campo da inutili moralismi e dedicantosi soprattutto all’analisi di ciò che è vero e ciò che non lo è quando parliamo di morti ammazzati male.
Non c’è morbosità nelle sue parole, ci sono quintali di ironia.
Anni luce di serie televisive, stagioni infinite di CSI e Criminal Minds, pile di thriller di buona fattura e qualche centinaia di container di pessima letteratura di genere hanno prodotto un plotone di scrittori con il portatile sottobraccio con il solo scopo ri creare il vostro nuovo Grissom, la vostra Lisbet Salander o la vostra Key Scarpetta. Una piccola percentuale di questi scrittori hanno magari la stanza da letto foderata di manuali di scrittura creativa per tutti i gusti. Spunta un “On writings” qualche “Consigli ad un giovane scrittore” (ma poi a me che non sono più tanto vecchio i consigli chi li da?) e un paio di raccolte di consigli estrapolati da migliaia di pagine, tolti dal contesto, rilegati assieme e forniti di un titolo accattivante. Eppure, questi chilometri di inchiostro spesso non bastano. Non bastano perché ad accompagnare una forma magari perfetta c’è una trama al limite del paradossale e tutta una serie di errori da principiante.
Ecco che agli estimatori del genere thriller può venire in soccorso il libro di Cristina Brondoni. Una sorta di manuale di scrittura criminale. Un vademecum da tenere sempre con sé qualora vi steste chiedendo dopo quanto tempo si passa dal livor mortis al rigor mortis o quale sia la temperatura di un cadavere dopo un paio d’ore dalla morte (suggerimento: dipende. Metti che c’aveva la febbre).
Quello di Cristina Brondoni è un libro godibilissimo che funge anche da acchiappa bufale. Vi è mai capitato di guardare una puntata di CSI? Non dite di no, è impossibile che non ne abbiate vista nemmeno una. Tanto più che ora la trasmettono anche alle 20 per facilitare la nostra assefuazione alla cadaverina. Ebbene, in quella serie televisiva, ma anche in altre, pare che l’onnipotenza dei CSI sia indiscutibile e che riescano a risolvere ogni caso, anche il più spinoso e bizzarro, quasi completamente da soli. Basta che poi arrivi uno a mettere le manette ed è fatta. “Dietro alla scena del crimine” vi mostrerà che le cose non stanno proprio così e dopo averlo letto sarete in grado di guardare la tv con un po’ più di senso critico. E magari scrivere il vostro bestseller da un milione di copie (dal quale poi trarranno una serie televisiva che non gli renderà giustizia).
Las Vegas edizioni, io l’associo al cocktail che prendi in riva al mare per rinfrescarti. Quella bevuta che fai per ristorarti e che ti lascia una piacevole sensazione di calma e tranquillità.
Cristina Brondoni è nata nel 1971 a Milano, città in cui vive con il marito e due gatti. Giornalista e criminologa, è vittima della serialità televisiva e del fascino discreto di certi assassini. Dopo una laurea in Lettere, una in Criminologia e un master in Criminologia forense, si occupa di profiling e omicidi. Collabora con il generale Luciano Garofano. In tv ogni tanto la si vede a TgCom24 in veste di criminologa. Ha una rubrica sul mensile Armi&Balistica. Scrive sul suo blog tutticrimini.com.