Dopo le ultime elezioni e le annesse teorie del complotto, ma sopratutto dopo aver rivisto Batman III e tutta la serie dei film Mission Impossible; sono entrato in paranoia da persecuzione digitale e ho dato uno sguardo al mondo dei dati che ogni giorno forniamo (magari inconsapevolmente) a tutte le banche dati del mondo. Vista la mole di cose che pubblichiamo su noi stessi a perfetti sconosciuti, mi sono chiesto: “quanto sanno di noi con tutte queste informazioni”?
Per farvi capire dove sono arrivato con le mie allucinazioni psicotiche, vorrei cominciare usando questo articolo; intendiamoci bene, vi voglio far capire come un articolo su Senzaudio (come su qualsiasi sito on line) può far scoprire a chiunque tutto (o quasi) su chi lo scrive.
Basta il nome, messo come autore, ed un semplice crtl-c / crtl-v per aprire la porta ad una infinità di informazioni sul mio conto; quale università ho frequentato e in che città, dove lavoro, che lavoro faccio, chi sono i miei famigliari, se sono iscritto a social network e quali. Altre informazioni si possono ottenere con un po’ di web surfing, andando a spulciare tutti i risultati che riportano il mio nome e cognome. Tutti questi dati si possono ottenere con un normale computer e senza particolari priorità di accesso; quindi se qualcuno di voi non fosse d’accordo con le opinioni espresse da questo o da altri miei articoli, vi ricordo che comunque è tutta colpa del mio redattore e quindi andate a cercare lui! Se già tutto questo non vi preoccupa, andiamo pure avanti. Quasi tutti i dati che ho citato fino ad ora, sono stati immessi in rete, per mia volontà o comunque con il mio consenso attivo e non sono di certo dati particolarmente sensibili. Molte altre informazioni sul nostro conto però sono immagazzinate in sistemi database utilizzati da “terze parti” che hanno l’autorità o i soldi per accedervi. Già sapete che ogni volta in cui viene compilata una scheda informativa per tessera sconti o simili, le informazioni sulla scheda (dati e contatti) sono a disposizione della società che vi eroga la tessera. In tutti questi moduli si chiede il benestare per trattare dati internamente e per fini di indagine, a volte separatamente c’è anche la possibilità di firmare per cedere i dati a terzi; cioè venduti a società di indagine per le aziende. Ora voi magari pensate che i vostri dati siano immessi in una banca dati e basta ma in realtà tutti questi preziosi elementi vengono continuamente incrociati ogni volta che fate un’acquisto, pagate con il bancomat, cliccate su un sito o fate un acquisto on line; tutto questo per creare un preciso ritratto della vostra vita. Questo è il motivo per cui, dopo aver cercato delle scarpe da ginnastica in rete e magari visualizzato qualche video di yoga, vi arrivano per settimane, banner che pubblicizzano negozi di abbigliamento sportivo o palestre in zona. Questo sistema si applica a tutto quello che viene fatto on line, iscrizioni a blog, acquisti, visualizzazioni di video hard (naturalmente questo ultimo esempio è puramente ipotetico e approfitto per salutare mia moglie che amo tantissimo). Ora tutto questo vorticare di informazioni è gentilmente concesso dalle legislazioni nazionali ed internazionali che (nonostante le informative sulla privacy e altre clausole irrisorie) permettono una libera circolazione di tutto questo materiale a beneficio del sistema economico delle grandi aziende.
Tutto ciò è inevitabile? In realtà, se non si vuole vivere completamente staccati dalla rete, almeno in parte le nostre vite verranno registrate, ma se gestite consapevolmente, queste informazioni possono essere una forza nelle nostre mani. Se vengono scelti certi prodotti, servizi e merci equi e rispettosi della dignità umana, le nostre scelte quotidiane, una volta registrate, possono creare una leva sulle scelte di mercato delle aziende; in pratica basta prendere in mano il timone dei nostri acquisti per influenzare positivamente la società che ci circonda.