Per i più Antonio Manzini porta direttamente a Rocco Schiavone, di cui è l’inventore. Anche se andrebbe detto che per la vera maggioranza è Rocco Schiavone quello che porta ad Antonio Manzini, sebbene dopo una serie di passaggi attraverso i quali molti si stancherebbero. O mi volete forse dire che in Italia ci sono sessanta milioni di lettori di romanzi? Ovviamente no, non ci sono, e men che meno ce ne sono di racconti. Per quel che vale la mia esperienza personale, ho visto persone gentilissime soffiare come gatti se qualcuno osa pronunciare, anche sottovoce, la parola “racconto”. La verità è che se in Italia a leggere è rimasta una minoranza, la stragrande maggioranza della nazione posta di fronte a una raccolta di racconti rimane indifferente (quelli che non leggono) o reagisce con schifo, commiserazione, disprezzo e odio (quelli che leggono). Insomma, di questa minoranza illuminata di italiani quasi nessuno entra in libreria per comprare una raccolta di racconti. Questa storia può piacere o no, ma è comunque un maledetto, granitico fatto. E questo vale anche se la raccolta di racconti, Ogni riferimento è puramente casuale, è firmata da uno degli scrittori più famosi e amati che ci sono in circolazione come Antonio Manzini. Niente da fare, il lettore medio, anche se sta in fissa con i libri di Manzini e non n’è mai perso uno e se li è riletti quattordici volte, posto di fronte a una raccolta di racconti storcerà il naso e frignerà come un bambino: “gnè gnè gnè, no… racconti… brutto”! Massimo rispetto, quindi, a chi come Antonio Manzini scrive una raccolta di racconti esponendosi senza paura né esitazione al pubblico ludibrio: eroe.
Infine, per completare questa divagazione camuffata da recensione ci sarebbe da dire qualcosa sul libro, su questo Ogni riferimento è puramente casuale, giustappunto. Ma che dirvi se non che i racconti sono perfetti, cotti a puntino, saporiti ma non stucchevoli, tutta roba d’alta cucina? Purtroppo so già che molti di voi avranno la risposta pronta: “racconti… brutto”, per cui non la faccio troppo lunga. Non possiamo mica cambiare il mondo con le nostre parole. No, nessuno scrittore potrà mai farlo. E se è vero che ce ne sono molti che con le loro sopravvalutatissime lagne lo rendono un posto peggiore, ci sono scrittori come Antonio Manzini i cui racconti deliziosi e tragicomici sul mondo dell’editoria sono in grado di farci trascorrere qualche oretta infinita, quei momenti magici in cui godiamo di una buona lettura e il tempo si dilata e si assottiglia fino a scomparire. Una sola domanda pongo però all’autore: ma cosa le è venuto in mente, o sommo maestro, allorché nel delineare un personaggio semi-analfabeta, gli ha fatto dire di aver letto solo It di Stephen King e poco altro? It è uno dei capolavori della letteratura universale ed è lungo più di mille pagine. Il suo personaggio non lo avrebbe finito mai, piuttosto si sarebbe sparato in bocca. Non è che anche lei fa parte di quella maggioranza all’interno della minoranza dei lettori forti, cioè di quei lettori “forti” che snobbano gli scrittori troppo commerciali come Stephen King? Ecco, questa leggerezza non gliela perdonerei, se i suoi racconti non fossero davvero deliziosi. Ma questo lo avevamo già detto poco fa, mi pare.