Uno degli incubi peggiori per un lettore vorace, un lettore che ha il tempo contato, è quello di trovarsi di fronte ad un libro “piatto”. Le storie, si sa, sono più o meno state raccontate tutte. Anche le storie d’amore riempiono gli scaffali a tonnellate. Sono un’armata silenziosa che riempie con la sua presenza ogni angolo delle librerie. Le storie sono più o meno le stesse, ma il modo di raccontarle può essere diverso. Deve esserlo. Lo scrittore o la scrittrice deve lavorare sul ritmo, sulla lingua, sullo stile, chiamatelo come diavolo volete, ma lo scrittore (in questo caso, la scrittrice) deve lavorare per fare in modo che la propria voce sia su carta. Esca da dentro il petto e finisca lì davanti, nero su bianco. Alcuni autori sono semplicemente incapaci di fare ciò. Altri hanno il dono. Statisticamente direi che un venti per cento di chi scrive riesce a sbattersi sulla pagina. Alessandra Minervini secondo me in “Overlove” lo ha fatto.
Carmine è un giovane cantautore di successo, conosciuto con il nome di “Miamai” e in grado di arrivare fino alla vetta. Cosa deciderà di fare una volta arrivato lì sopra?
Anna lo ama, lo ama di un amore impossibile da descrivere. Qualcosa che viene da dentro e ti squarcia il petto per metterti di fronte all’altro nudo ed indifeso. Lo ama al punto da capire (ma sarà poi vera comprensione) che l’unica scelta da compiere è lasciarlo.
Anna aveva un padre. Un benestante possessore di un grande negozio di abbigliamento di lusso che fallisce per aver venduto abiti di marca fasulli.
Anna ha una madre, persa dentro se stessa.
Bowie e Blondi sono due ragazzi dell’est carichi di soldi. Scesi sulla terra per cercare di non annoiarsi. Scesi per fare in modo che il destino di Carmine e Anna si compia.
Quello che fa Alessandra Minervini è descrivere la passione e la colpa in diverse forme. La passione e la colpa in amore. La colpa di sapere che Carmine è sposato e ha una figlia, la colpa di tarpargli le ali. Ma c’è anche la colpa dei padri che ricade sui figli. La colpa di non sapere quale sia la strada migliore. La passione per la musica e la creatività. La colpa di non sapere come eliminare la noia esistenziale.
Tutto questo la Minervini lo fa con una scrittura originale. Ecco, qui bisogna stare attenti alle parole che si usano. Se scrivi che un libro è originale di tacciano di non essere originale nel dirlo, ma il fatto è che mentre leggevo mi sembrava di sentire una voce nuova, una voce che non conoscevo e che mi piaceva. Buona parte del piacere della scrittura arriva da quella voce fresca e tagliente, decisa e senza nessuna esitazione. Una voce ha ha una forma stabile, che non barcolla.
Mi è piaciuto leggere “Overlove” perché ho sentito raccontare in maniera diversa una storia che in mano ad altri sarebbe risultata banale e che invece, in questo caso, pulsa.
Mi piace molto il lavoro che Liberaria sta portando avanti con la nuova collana “Penne”, fino ad ora hanno trovato casa voci nuove e graffianti.
Alessandra Minervini è nata a Bari dove ora vive. Ma no a poco tempo fa ha vissuto a Torino. Lavora in editoria da oltre dieci anni come consulente ed editor (suoi la maggior parte dei libri di Libe- raria – narrativa e saggistica). Dopo aver frequentato la Scuola Holden di Alessandro Baricco ha proseguito a collaborare con loro in qualità di ideatrice di contenuti culturali (in Italia e all’estero) e come insegnante di scrittura creativa. Suoi racconti sono pubblicati in riviste e antologie.
Il suo sito è www.alessandraminervini.info