I libri purtroppo hanno un destino incerto, a volte compaiono per poi scompare dopo pochi giorni, altre volte invece succedere che riescano ad avere più di una vita, vengono pubblicati, poi ristampati, poi svaniscono per un po’ per poi farsi rivedere in una nuova veste. Questo è il fato che è capitato a “Il diavolo in blu” di Walter Mostley, pubblicato negli anni novanta da Einaudi Stile Libero e poi scomparso dai radar.
Ora, per nostra fortuna, 21 Lettere ha pensato bene di riportare quest’opera negli scaffali delle librerie e devo dire che mi sembra una scelta azzeccata.
Prima di tutto cerco di fornire alcune coordinate. “Il diavolo in blu” è un noir scritto con grande maestria, i personaggi sono ben definiti e spiccano le loro diversita. Il “vecchio” Easy è un ex soldato, ha combattuto nello sbarco di Normandia, ha visto di tutto nel combattere una guerra che viene reputata da tutti una guerra di bianchi. Allora perché Easy ha deciso di arruolarsi pur essendo nero, perché non ha ascoltato quelli che gli dicevano che i bianchi, quelli come lui, non li volevano capaci di uccidere? Easy ha una forte integrità morale che viene mostrata durante tutto lo svolgimento del libro.
Joppy, un suo amico barista (se davvero, in questo libro, si possono definire amici le persone) lo coinvolge in un affare poco chiaro. Un tizio dallo sguardo periocoloso di nomeMr Albright sta cercando una ragazza per conto di un uomo che non si può esporre. Sembra un lavoretto facile e indolore eppure fin dalle prime pagine si innesca una spirale di sangue che porta Easy a rivalutare tutto ciò che crede di sapere della vita e a riallacciare vecchi rapporti tossici che pensava di aver lasciato alle spalle.
Gli ambienti in cui si svolge questa storia sono ambienti spesso degratati, al limite della miseria: commissariati in cui la legalità viene lasciata fuori dalla porta, vecchi club clandestini stipati di persone che ascoltano jazzisti sudati e posseduti dal demonio della musica, case squallide e abbandonate e uffici limpidi e splendenti in cui il marciume è rappresentato da chi ci lavora. Tutto questo nel Texas tanto amato da Lansdale, un Texas in cui le persone di colore devono vivere nella paura. Easy però fa ciò che fa per aggrapparsi a un sogno ben preciso, per la proprietà di una casa, perché non è facile che un nero possieda qualcosa che possa chiamare casa.
Il compito di Easy è quello di cercare una ragazza misteriosa che risponde all’esotico nome di Daphne Monet, una ragazza in grado di attirare a sé gli uomini come magneti. Lo stereotipo della donna fatale è spesso utilizzato in questo genere di romanzo, il tipo di donna alla quale non ti dovresti avvicinare pena una severa scottattura, eppure in Walter Mosley nulla ha a che fare con lo stereotipo o il chliché. Tutto dipende dal talento dello scrittore che riesce a delineare, attraverso descrizioni e dialoghi, un mondo di sofferenze nascoste sottopelle, di rapporti sempre sul punto di sfilacciarsi e di egoismi endemici.
Walter Mosley è davvero un maestro del genere e sono molto felice che 21 Lettere abbia deciso di ripubblicarlo, oltre a “Il diavolo in blu” è in arrivo anche “La farfalla bianca”.
Traduzione di Bruno Amato.
Considerato un maestro del noir, ha ricevuto nel 2020 il National Book Award alla carriera, oltre a numerosi altri riconoscimenti, tra cui anche un Grammy. Da Il diavolo in blu è stato tratto l’omonimo film in cui Easy è interpretato da Denzel Washington.