Opus Metachronicum – Sonia Caporossi

by Gianluigi Bodi

Mi trovo in seria difficoltà a parlare di questo libro. Non so da che parte cominciare e ho l’impressione che qualsiasi cosa possa dire di “Opus Metachronicum” sia limitata. Come limitata pare essere la mia comprensione di quest’opera.

Quella di Sonia Caporossi è una raccolta di voci provenientei da universi paralleli. In OM ci troviamo di fronte a nomi familiari, gente del calibro di Proust, Pasolini, Jack lo squartatoore e la Yourcenar, ma le voci che sentiamo uscire dalla pagina non sono le stesse che siamo abituati a sentire. Sonia Caporossi ci fornisce una nuova interpetrazione della personalità di questi esseri. Qualcosa che sta tra il pensiero nascosto e mai espresso e la pura finzione. Degli spaccati di vita possibili da qualche parte altrove.

C’è una sensazione di spaesamento, un’angoscia causata dal non riconoscere e dall’abbattimento di quei pochi punti fermi che pensavamo di avere.

Opus Metachronicum non permette riposo, non permette l’abitudine alla lettura. Non appena abbiamo la sensazione di aver fatto nostra una voce, ecco che subito la Caporossi ce ne propone un’altra. Si arriva alla fine del testo stremati, ma soddisfatti. Forse abbiamo conosciuto qualcosa che ci era stato precluso, forse una nuova verità si è rivelata a noi.

E quando si arriva alla fine ci si rende conto che il coro di voci che abbiamo ascoltato si fonde in una voce sola.

Sonia Caporossi fa tutto. Nelle note biografiche presenti alla fine del libro l’ho vista spaziare dalla critica alla musica, dalla filosofia alla falegnameria. E in un certo senso, la biografia giustifica perfettamente la complessità di quest’opera davvero originale.

Il libro è uscito per la piccola casa editrice Corrimano di Palermo. Non ho idea delle vicissitudini dietro alla pubblicazione di questo libro, ma il fatto che “Opus Metachronicum” sia uscito per questi tipi è un medaglia al valore per il loro lavoro.

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