Suona alla porta. Entra in una casa. Osserva la casa. Parla con le persone. Se ne va. Suona alla porta. Entra in una casa. Osserva la casa. Parla con le persone…
Questa, sintetizzando, è la struttura di “Di notte” di Mercedes Lauenstein. Sintetizzando e banalizzando.
La protagonista di questo libro indossa ogni notte un nome diverso, viaggia per la città in cerca di una finestra illuminata, suona il campanello e inizia un’attività di studio tra il giornalismo e la scienza.
Dal punto di vista della struttura questo libro si colloca in un punto intermedio tra il romanzo e la raccolta di racconti, ma siccome quando si scrive la parola “racconto” il lettore medio scappa è il caso di approfondire la mia affermazione.
“Di notte” è composto da una serie di “capitoli” più o meno brevi. Ogni capitolo riporta il nome dell’intervistato, il giorno e l’ora. Ogni capitolo racconta la storia di un abitante della notte. Piccoli tocchi iniziali per decodificare l’ambiente che li accoglie e poi subito dentro alla storia. “Di notte” è quasi un album di fotografie in bianco e nero, se vogliamo.
La protagonista dà ogni sera un nome nuovo, come se lei stessa non fosse certa della propria identità, come se ne stesse cercando una attraverso il suo progetto di ricerca. Un progetto di ricerca che lei spiega agli intervistati, ma non si prende mai la briga si spiegare a noi, guardoni della notte.
E allora ecco una panoramica di chi di notte dorme. Chi ha paura di essere ucciso nel proprio letto a baldacchino, chi aspetta l’amica che deve finire il turno di lavoro, chi abita in casa di una persona che non vede da quindici anni, chi è uno straniero e non conosce la lingua, chi è pazzo.
Una paronamica che costringe noi lettori a confrontarci con la solitutine, con la malinconia, con la pazzia, con la speranza di un domani migliore. Un domani che arriva al sorgere del sole, quando la nostra intervistatrice nottambula è già sparita.
Quello che fa Mercedes Lauenstein è di guardare da vicino le persone nel momento in cui sono più sole, la notte, appunto.
Il silenzio, i tempi dilatati, l’oscurità bruciata dalla luce permettono all’autrice di guardare dritti negli occhi i personaggi e scovare la loro essenza.
Il risultato di questo peregrinare solitario è un mosaico che da un lato definisce le persone che vivono la notte e quindi vivono una certa anormalità e dal lato definisce il senso stesso della notte. Un luogo abitato da anime perse.
Traduzione di Elisabetta dal Bello.
Nata nel 1988, MERCEDES LAUENSTEIN vive a Monaco ed è autrice di saggi e reportage per diverse riviste e quotidiani tedeschi. Nel 2016, con il suo esordio letterario, di notte, si è aggiudicata numerosi premi ed è stata ospite dell’International Literary Festival di Berlino.