Marco Cardetta – Sergente Romano

by Gianluigi Bodi
Marco Cardetta

Ci vuole giusto un po’ ad entrare nelle spire di questo libro, poi, dopo qualche pagina, il ritmo diventa evidente e ci si fa accompagnare con assoluta calma da questo idioma italo dialettale pieno zeppo di imprecisioni linguistiche, così come dovrebbe essere poi la lingua che parliamo quando il dialetto è stata la nostra prima lingua.

E tra una riga e l’altra veniamo a conoscere Romano e la sua banda di disgraziati, pronti ad una resistenza contro qualcosa di troppo più grande di loro. L’Italia è quasi unita. Il sergente Pasquale Domenico Romano, un patriotta che, per logica conseguenza, diventa un brigante e come tale deve agire nell’ombra.
Mi sembra che nell’affrontare battaglie tanto grandi, come quelle che hanno a che fare con l’indipendenza, ci sia una sottile linea a cavallo tra la violenza giustificata e quella gratuita. Mi sembra, allo stesso modo, che la foga faccia passare in secondo piano i veri obiettivi.
In questo libro, come in pochi altri, ho continuato a pormi il problema ci come rapportarmi nei confronti dei personaggi. Dondolavo tra una simpatia per l’impresa a una certa antipatia per alcuni dei personaggi coivolti. Gente che non possiede l’arte della diplomazia anche quando essere diplomatici non significa essere perdenti. Soprattutto quando ci si deve districare tra mille fazioni e non sempre è facile capire al volo qual é la scelta migliore da compiere. Poi si finisce a sguazzare nel sangue. “Sergente Romano” è un romanzo che in qualche modo dimostra quanto sottile sia la linea tra il potere e coloro che vogliono combattono.
Il sergente Romano però, idolo romantico di una certa ribellione popolare che scalderà gli animi per lunghi anni, è una figura nobile che andrebbe riscoperta. Marco Cardetta ce ne da la possibilità.

In ogni caso, trama e fatti storici a parte, l’impresa più grande di questo libro, come ho già scritto all’inizio, e di veicolare se stesso attraverso una lingua spuria. Un linguaggio sporco e incrostato di terra. Un miscuglio di italiano e di errori dialettali che inizialmente richiede un po’ di sforzo, ma che poi ha via libera. Mi sembra, dopo averlo letto, che non ci fosse nessun altra possibilità linguistica per raccontare questa storia.

Un piccolo consiglio, la postfazione alla fine del libro deve essere letta al pari del romanzo. Non saltatela.

Mi sembra che LiberAria, in questo 2016, ma in proiezione anche nel 2017, abbia intenzione di fare le cose alla grande. Non so da dove trovino tutta l’energia necessaria a gestire i titoli che so essere pronti e quelli che lo saranno, ma da lettore posso solo essere felice di questo slancio in avanti.

Marco Cardetta, nato nel 1983, si è laureato in filosofia e scienze della comunicazione a Siena, sviluppando lavori di ricerca su Carmelo Bene, Max Stirner, Carlo Michelstaedter, Gilles Deleuze e Elémire Zolla.
Scrive e produce film con Murex production, presenti in vari festival internazionali: l’ultimo lavoro “Anapeson”, di cui è stato produttore esecutivo e che ha scritto con Francesco Dongiovanni, ha debuttato al 33° Torino film festival (2015).
Nel 2008 ha vinto il premio “Esor-dire” con l’opera Prime giovani suites.
Con il romanzo storico Sergente Romano ha vinto come esordiente il premio Vittorio Bodini-La luna dei borboni 2014.

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