A quanto ricordo dai tempi di scuola quando si arrivava al punto di dover trattare D’Annunzio il professore immancabilmente buttava giù un paio di dettagli, più che altro folcloristici, chessò, il Vittoriale, il volo con il lancio dei volantini, cose così. Il ritratto che queste informazioni prive di contesto contribuivano a creare era quello di un mezzo pazzo che tutto aveva nel cuore tranne la letteratura. Poi quando con l’età ti affacci ad alcune delle sue opere scopri che d’Annunzio fu molte cose e che queste cose le fece tutte con il medesimo entusiasmo.
Con questo libro pubblicato da Odoya l’amico del Vate Marcel Boulenger ci regala un ritratto di D’Annunzio che va al di là di qualsiasi apologia politica. Il ritratto di Boulenger è ovviamente positivo, ogni pagina trabocca dell’amore che lo scrittore francese provava per D’annunzio. Un amore che si sublima in questa serie di quadri successivi in cui il francese ci offre una testimonianza privilegiata. Una vicinanza priva di artifici. Si tratta solo di un uomo che osserva un altro uomo e ne descrive i tratti salienti. L’ardore, la partecipazione, l’amore per l’Italia, la capacità innata di calamitare attorno a sé le folle e di renderle parte di un progetto più grande. Era un affabulatore, uno che non aveva difficoltà ad ammaliarti con le parole. Eccolo quindi attraversale le campagne ed osservare ciò che la guerra ha messo alla prova. Eccolo entrare in città e diventare il fulcro di un improvvisato comizio. Eccolo alzarsi in volo e sparire all’orizzonte mentre il fidato amico lo attende trepidante.
Qualsiasi sia il vostro pensiero su D’Annunzio, questa testimonianza di prima mano non potrà fare altro che fornire ulteriori particolari su quello che è stato l’uomo Gabriele D’Annunzio.
Il volume si arricchisce di altri due importanti contributi.
La prefazione di Giordano Bruno Guerri che punta lo sguardo sul rapporto di amicizia tra Marcel Boulenger e D’Annunzio e in qualche modo anticipa il tono degli interventi presenti nel libro. Oltre alla prefazione poi c’è l’introduzione di Alex Pietrogiacomi, il curatore dell’opera che in passato ha curato anche “Apologia del duello” dello stesso Boulanger.
La traduzione è opera di Simona Malesci Turchet.