La pioggia cade. A fiumi. Un’umidità fuori stagione preme contro le imposte. E sorge, naturale, un sentimento d’apatia irrequieta. Una sensazione di noia e insofferenza che trascina tra le sue spire. Inghiottiti dal male di vivere si tracheggia a metà tra Montale e Baudelaire. Si schizza frenetici da un angolo all’altro della propria magione, alla disperata ricerca di una distrazione. O di uno spigolo vivo su cui picchiare ripetutamente il cranio. Si mette un qualsiasi disco dei Nirvana e si sta lì, come in contemplazione. Immersi nei motivi monotoni e sterzanti ci si perde. Chi non vorrebbe essere Kurt Cobain? Ma poi l’insoddisfazione torna a premere, a martellare sulle tempie. Prosegue il pellegrinaggio domestico,che conduce a sprofondare nella poltrona. E a vegetare dinnanzi al tubo catodico. Ecco che sopraggiungono i sensi di colpa. Una scintilla volitiva trascina alla libreria e, dopo un’accurata cernita, ci si tuffa nelle ampollose e melliflue pagine di un qualche scrittore russo, e dopo essersi incagliati nell’ennesima descrizione prolissa e densa l’illuminazione. Uscire. Ma dove? Piove a dirotto. Sono tutti in ferie. Non c’è un appiglio. Andare al mare allora. Già, ma con quali soldi?Niente da fare. Ci si accascia nuovamente. La pesante narrazione ora giace,riversa, sulla mensola, la televisione si è riaccesa. Magia della noia. Dovrebbe essere estate. Dovrebbe essere ferragosto. Sembra di nuovo novembre.Il clima uggioso. Il vento che grida. Il cielo bianco. Troppo bianco. Ossessiona, trasforma in novelli capitan Achab.E l’articolo? Bah non è uscito niente. Roba inutile. Solo liste di cosa è o non è stata quest’estate. Frivolezze. Roba inutile. Meglio raccontare com’è stata. Da dentro. Qui è il fronte occidentale amici di senzaudio ed è tutto dannatamente grigio. Buone ferie.
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