L’ideogramma della crisi

by senzaudio

Wei Ji. Una parola. Due ideogrammi. I nostri “vicini” cinesi sanno bene qual è il significato di questa parola. Io ve lo farò spiegare da qualcuno che sicuramente ne sa più di me. John Fitzgerald Kennedy diceva “Scritta in cinese la parola crisi è composta da due caratteri uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità”.
Dunque riflettiamo su queste due chiavi di lettura che questa lingua ci offre. Pericolo: ci sono tanti pericoli per chi è sul mercato del lavoro oggi, con la crisi che continua ad imperare nel mercato. Una crisi senza fine, sembra, quella in cui siamo immersi come una melma che ci avvinghia e ci attira verso il basso. È vero tutti devono fare i conti con le spese di fine mese, i consumi sono in calo. Ma, perdonerete il citazionismo di questa riflessione, come diceva “Il Corvo”: “Non può piovere per sempre”. Prima o poi la crisi cesserà. Sbaglia chi pensa che un aiuto (divino o di qualunque altro genere) cali dall’alto e ci dica che da domani la crisi finirà. Saremmo tutti degli sciocchi a pensarlo.

La croce si fa con due legni. Sicuramente questo non è un momento molto felice dal punto di vista economico e sì, ci sono delle difficoltà. I fattori della crisi non solo solamente esterni. Ci sono i nemici “interni”. Siamo noi che facciamo la crisi spesso con i nostri sentimenti negativi, con il nostro lassismo, con la nostra voglia di apparire anziché di fare. Siamo noi, il nostro cuore, la nostra volontà ad essere in crisi. Sentimenti negativi generano altri sentimenti negativi creando un circuito senza fine (apparentemente) dal quale non si riesce ad uscire. Bisogna spezzare queste catene stile “nuvola di Fantozzi” ed avere un’attitudine positiva verso le cose e chi ci sta intorno. Bisogna che ognuno di noi si alzi la mattina e la smetta di dire “non ce la posso fare, che schifo…” ma “I Care” ovvero io tengo a qualcosa. Tengo alla mia famiglia, tengo alle persone che mi stanno intorno, mi preoccupo di svolgere al meglio il mio lavoro e di amare il territorio in cui vivo. Già, il territorio. Questo non è una vacca da mungere. È come il nostro bambino che va coltivato e trattato bene, gestito con lungimiranza perché possa dare buoni frutti.
Dobbiamo abbandonare la mentalità, che ormai in tempi di “vacche magre” (sempre per rimanere in tema di bovini) non funziona più, di sfruttare chi e cosa ci circonda. Le cose e le persone sono una risorsa preziosa: usiamole, confrontiamoci con loro, relazioniamoci in maniera positiva senza pensare ad invidie o paure perché le paure in tempo di crisi sono un freno incredibile. Nessuno ci chiede l’impossibile: solo che ognuno di noi, nel suo piccolo, metta una goccia positiva ogni giorno che con il tempo diventerà un mare.

Opportunità. Non guardiamo solo agli esempi negativi, alle persone che “cadono” sul loro percorso ma a chi nonostante tutto ce l’ha fatta. Ci sono realtà che, nonostante la crisi, sono ancora a galla o addirittura stanno crescendo. E se uno in passato ha fallito, beh, anche questa è un’opportunità di cambiamento per imparare dai propri errori e rialzarsi con più voglia di farcela di prima. Sempre Kennedy, nel discorso inaugurale del suo mandato il 20 gennaio 1961 diceva: “Non chiedete cosa possa fare il Paese per voi: chiedete cosa potete fare voi per il Paese”. Non possiamo spaccare le montagne ma nel nostro piccolo possiamo fare la differenza. Per farla c’è bisogno di costanza, tenacia e amore. Quindi rimbocchiamoci le maniche perché c’è un nuovo mondo da costruire! “Estote parati”, diceva qualcuno sicuramente più importante di me, il mondo sta cambiando, dobbiamo essere pronti al cambiamento!
Vi lascio con le parole, non mie ma di Albert Einstein sulla crisi (non si è occupato solo di fisica relativistica…) e vorrei che voi che leggete qui e ora ci faceste un pensierino.

“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”

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