La scimmia di Hartlepool

by Angelo Orlando Meloni

Per anni, in Italia, il fumetto è stato un barbone, un tossico, un poco di buono che chiedeva l’elemosina con una mano e con l’altra ti sfilava il portafogli dalle chiappe. Uno studelinquente fuori corso che ci raccontava storie improbabili e immorali, fatto di alcol e colla, impresentabile in società. Giammai ti saresti fatto vedere in giro con un fumetto sotto braccio, persino dai tuoi compagni di bisboccia più cari. Poi le cose, però, sono cambiate. Dannazione se sono cambiate. Il fumetto si è messo il vestito buono ed è andato al gran ballo dell’alta società, dove è salito su di un pulpito e ha cominciato a dirci come ci saremmo dovuti comportare per essere bravi ragazzi che si fidanzano con le belle lettere & tutti vissero felici e contenti. Ma nessuno gli aveva fatto una doccia, prima. E così il fumetto, sotto il hartlepool-monkeysuo smoking nuovo nuovo e fresco di stiratura, e ben oltre i profumi, gli olii e le essenze che qualcuno gli aveva spruzzato addosso, ha continuato a puzzare. Quel fetore lo puoi sentire in ogni libreria, appena ti avvicini al reparto graphic novel, lì dove un tempo avresti potuto trovare qualcosa che ti avrebbe cambiato prospettiva, illuso, fregato e offeso, e poi illuminato, deliziato ed esaltato, e adesso trovi i breviari dei santi laici e i comandamenti per diventare bravi bambini & cittadini modello. Ed è per questo che non ho letto La scimmia di Hartlepool (testi di Wilfrid Lupano, disegni di Jérémie Moreau “Morrow” e pubblicato in Italia da Tunué) per sensibilizzarmi di fronte ai problemi del razzismo e del nazionalismo. Certamente, razzismo e nazionalismo mi sembrano due cose disdicevoli. Ma che il razzismo e il nazionalismo siano due brutte bestie non me lo ha insegnato un fumetto, me lo hanno insegnato la mia vita e la storia dell’umanità, quella che ho studiato su saggi e manuali. Non ho avuto bisogno di un fumetto per capirlo. Anzi, non ho mai avuto bisogno di un fumetto per imparare qualcosa. I fumetti sono tombe scoperchiate, mani ossute che mi tirano giù e mi trasportano in un altro mondo. Roba che dà i bridivi. E La scimmia di Hartlepool ne è l’ennesima conferma. Anche se molti batteranno il tasto del momento pedagogico, non suonerò quella tromba. Sappiate che lo smoking con cui qualcuno cercherà di nasconderlo non nasconderà l’orrore raccontato dalla grottesca leggenda della scimmia di Hartlepool, qui rivisitata dal duo francese Lupano-Morrow e splendidamente confezionata dalla nostra Tunué. Una storia che lascia sgomenti per la scempiaggine e per il gratuito orrore che ne traboccano, che si legge alla velocità della luce godendo dei disegni di Jérémie Moreau “Morrow” e che nemmeno una sceneggiatura affetta dalla sindrome di Forrest Gump o la dotta postfazione riescono a scalfire.

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