Io sono la bestia, pubblicato da NN editore, romanzo d’esordio di Andrea Donaera, già attivo come poeta: lo trovo sul bancone della libreria in cui lavoro e quando lo sfioro sento come una perturbazione nella forza. Sarà che temo la prosa poetica come un abitante di un borgo storico dovrebbe temere il milanese imbruttito che si ciba solo di pesce crudo servito in ambienti vintage con le sedie di nonna; sarà che negli ultimi anni ho preso una fregatura dopo l’altra; sarà che avevo segnato la distanza tra i miei gusti e i gusti del milieu letterario contemporaneo con una raccolta di racconti di Robert Sheckley su cui qualcuno aveva scritto con il sangue d’un malcapitato: “se ti dai arie da scrittore o critico e non hai letto nemmeno Sheckley ti consigliamo di tornare indietro”; sarà che dopo esser sopravvissuto a così tante valanghe di parole e saggi mascherati, a così tanti romanzi risolvi-problemi e a così tanti miglioratori del mondo uno comincia a non fidarsi della propria ombra; sarà per questo o per quest’altro motivo, ma al libro di Andrea Donaera avevo detto “ciao” e lo avevo riposto nel dimenticatoio aspettando che il nulla eterno lo risucchiasse come un Sarlacc. Ma avevo sottovalutato il fascino del lato oscuro e sopravvalutato la mia capacità di resistervi.

E così poco tempo dopo ho ripreso Io sono la bestia, ho letto la prima pagina e… l’ho chiuso solo quando ho finito. Romanzo sperimental-poetico ma non troppo, che ha il buon gusto di fermarsi a distanza di sicurezza dagli eccessi di lirismo ed effusività che avrebbero potuto inquinarlo, Io sono la bestia ci racconta attraverso un canto corale e il punto di vista di tutti i suoi principali personaggi una storia antichissima e nuovissima di odio, brutalità e sopraffazione ambientata in Puglia, all’interno della famiglia di un boss della sacra corona unita. E lo racconta molto bene. Tutto funziona nelle pagine di Andrea Donaera, sia la trama sia la scelta delle varie voci che si alternano e vanno a compore un romanzo southern gothic in salsa pugliese (ma sì, esageriamo) che potrebbe per una volta mettere d’accordo quelli che “la lingua è tutto” e quelli che “la storia è la storia”. Altro non aggiungo, se non che questo: come pensate che potrebbe prenderla un boss potentissimo e ultra zarro, se il suo giovine erede si suicidasse a causa di un amore da liceale non corrisposto? Non benissimo, probabilmente. Ma quale casino ne scatutirà e raccontato da chi e come lo lascio scoprire a voi, però, a quelli di voi che leggeranno questo bel romanzo firmato da Andrea Donaera.

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