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Intervista a Iacopo Barison

by Gianluigi Bodi

Il gentilissimo Iacopo Barison, candidato al Premio Strega 2015 con il suo “Stalin+Bianca” Tunué edizioni ci ha concesso una breve intervista e sono felice di poterla pubblicare su Senzaudio.

Qui potete trovare la nostra recensione a Stalin + Bianca: recensione.

Stalin e Bianca sembrano essere due personaggi complementari, l’irruenza dell’uno viene placata dall’animo pacifico dell’altra. L’idea che mi sono fatto e che tu abbia voluto generare equilibrio tra i due dando il messaggio che nessuno può rimanere solo, nessuno può pensare di sopravvivere oggi senza qualcuno al suo fianco. Che ci puoi dire a tal proposito?

Sì, l’intento era quello, ossia dimostrare che la solitudine, in un mondo complicato come quello che abbiamo intorno, è un fardello da portare anziché un principio di libertà. L’amore, nel caso di Stalin, non significa aver bisogno delle persone intese come collettività, ma aver bisogno di una persona in particolare. Per Bianca, d’altronde, vale lo stesso discorso. Quel “+” che ho messo nel titolo, infatti, è già di per sé una dichiarazione d’intenti.

Uno dei punti forti di “Stalin + Bianca” mi è sembrato l’essere riuscito a creare un mondo monocolore. Qualcosa di privo di sprazzi di vitalità in cui, la vita stessa fatica a uscire allo scoperto.

Il mondo di S+B è monocolore, la maggioranza delle persone è allo sbando e sembra vivere una profonda crisi individuale, che inevitabilmente incide su ciò che pensano e fanno. Tuttavia, qua e là, si aprono squarci di speranza. I personaggi sono consapevoli che, una volta toccato il fondo, si può soltanto cercare di risalire. Questo romanzo, più che una discesa all’inferno, è una specie di on the road per allontanarsi dai gironi diabolici della quotidianità in cui Stalin e Bianca – e in generale tutti i personaggi del libro – sembrano ingabbiati.

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Raccontaci un po’ la gestazione ci questo romanzo. Quanto tempo hai impiegato a scriverlo? Che difficoltà hai incontrato?

Ho impiegato diversi mesi, almeno sei o sette. Sono un perfezionista e spesso una pagina di romanzo mi richiede ore e ore di lavoro. Poi, ovviamente, c’è stata tutta la fase dell’editing, che mi ha preso un altro paio di mesi. C’è stato tutto un processo di “scarnificazione”, in cui ho ridotto ogni singola frase all’osso, che non è stato per nulla semplice. Lo stile del linguaggio doveva essere minimale ma non semplicistico, ma soprattutto volevo evitare le ridondanze. Come diceva Carver, “le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste”. Anche la ricostruzione dell’ambientazione, non volendo dare al lettore dei riferimenti geografici o cronologici, è stata piuttosto complessa, però ritenevo che ne valesse la pena, non si trattava di un vezzo artistico. Siamo nel 2015 e gli autori dovrebbero prenderne atto, non si può continuare a scrivere come se fossimo ancora nel secolo scorso. Il mondo è cambiato e la letteratura dovrebbe accorgersene.

Il tuo merito, tra i tanti è di aver raccontato una storia con un taglio molto cinematografico. Spesso ci si dimentica che uno scrittore non crea seduto dentro ad una campana di vetro e che le influenze arrivano un po’ da ogni parte. Quali sono le tue influenze cinematografiche?

Principalmente la Nouvelle Vague, registi come Truffaut e Godard hanno influito parecchio sul mio modo di scrivere, e in generale mi hanno fatto capire che il linguaggio (sia cinematografico che letterario) può essere inteso in modo molto più elastico di quel che crediamo. Mi ispiro anche a tutto il filone del cinema indie americano, le dramedy adolescenziali che sovente passano dal Sundance Film Festival.

Quali sono gli aspetti del libro che vorresti venissero conservati nel film?

Sarebbe bello se il film di S+B diventasse una specie di ibrido tra Big Fish e Nebraska. Nel modo più assoluto, dovrà restare l’atmosfera sospesa che domina il libro, quindi non dovranno esserci riferimenti geografici o cronologici. Il film, per ovvie ragioni, sarà l’occasione perfetta per allargare il discorso sul potere delle immagini e del digitale, che è già molto presente nel libro. Sono convinto che il linguaggio cinematografico saprà dare un nuovo spessore alla storia, indipendentemente da quanto resterà fedele alla versione “cartacea”.

Sogniamo un po’. Hai appena ricevuto la notizia che faranno una versione Hollywoodiana di Stalin + Bianca. Chi vorresti come regista e come protagonisti principali?

David Cronenberg come regista. Miles Teller nella parte di Stalin e Chloë Grace Moretz nella parte di Bianca.

Stalin + Bianca è nel mezzo di un percorso che sembra non doversi arrestare a breve. Dall’uscita del libro sono successe molte cose. Prima sono stati acquistati i diritti cinematografici e più di recente c’è stata la tua candidatura al premio Strega. Parlaci un po’ di come hai vissuto il cammino verso lo Strega fino ad ora.

La candidatura allo Strega, come ho già detto diverse volte, è stata ancora più inattesa del film. Il romanzo è pieno di riferimenti al cinema, quindi la trasposizione poteva starci. Ai miei occhi di sognatore, infatti, sembrava la naturale prosecuzione della vita del testo, seppur non fosse scontata. Lo Strega, invece, è innanzitutto un grande onore. Dopo la notizia della candidatura, mi è capitato di ricevere su Twitter attacchi da scrittori di dieci o vent’anni più vecchi di me. Mi sembra un buon segno, significa che mi temono. Quest’anno si parla molto di uno Strega diverso, più “democratico”, in cui si darà più spazio alle realtà indipendenti. Mi sembra una cosa molto positiva, che fa onore agli organizzatori del Premio. Sono curioso di vedere se questa volontà di cambiamento, più volte espressa dalla Fondazione Bellonci, verrà rispettata nella dozzina dei finalisti, oppure se resteranno soltanto parole e non seguiranno i fatti. Io, comunque, sono fiducioso. Uno Strega più imprevedibile gioverebbe anche al Premio in sé e a tutto ciò che gli ruota intorno. Che gusto c’è, altrimenti, a seguire una competizione in cui, di fatto, si sanno già i vincitori con mesi di anticipo?

Quando un libro ha un successo enorme tende a schiacciare chi lo ha scritto, tu come ti senti ora, hai già iniziato a lavorare sul tuo prossimo libro?

Ho buttato giù qualche idea, scritto qualche pagina, ma è ancora presto per scendere nei dettagli. Adesso, insieme al regista, lavorerò alla sceneggiatura del film, poi si vedrà. Non intendo certo farmi “schiacciare” dalle responsabilità. Sono felicissimo, gran parte dei sogni che avevo da piccolo si son realizzati, voglio solo continuare su questa strada.

Ringraziamo Iacopo Barison per la sua cortesia e la sua disponibilità.

Link alla recensione di Stalin+Bianca.

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