Il #1 degli Stereocut.

by senzaudio

Giovani e italiani, di Milano. Sound pulito e aggressivo. Indie-Rock in inglese. Sono già promossi a prescindere. Peccato ancora poco conosciuti. Si presentano come “Una Band sorprendente, sincera, coraggiosa, un sensibile mix di passione rock’n’roll e puro istinto creativo”. Siamo daccordo? L’album si chiama #1.. e al primo ascolto, son sincero, non mi aveva colpito interamente. Partiamo dal presupposto che ascolto di tutto ma del rock non sono un fedelissimo intenditore. Mi piace più quello melodico, anche aggressivo come alcune parti in questo caso, ma fatico a comprendere la sua accezione più talebana e gli Stereocut sono un misto tra melodico e aggressivo. Quindi ho tenuto duro e il risultato ha pagato.

Al lavoro avendo la fortuna di ascoltare musica ed essendo un periodo di magra per quanto riguarda le nuove uscite ho fatto girare questo “cd” su spotify svariate volte e mentre scrivo questa recensione mi ritrovo già a ricordare facilmente dei passaggi e delle canzoni tra uno spot di Mengoni e uno spot di Mengoni.

Il singolo Wake Up è buono ma la spinta ad andare oltre me l’ha data la numero due, City lights, che appunto rappresenta più la mia preferenza in materia di rock, tanto da finire anche nella mia lista preferiti. Le canzoni sono molto diverse tra loro e si può trovare un po’ di tutto. Per questo il coraggioso è d’obbligo da promuovere. Silence ad esempio e when you’ll be gone sono molto diverse da Are you ready e garantiscono un portafoglio decisamente variegato.

Quando si arriva a It’s Winter, che ho apprezzato tantissimo, lenta, completamente fuori dagli schemi rispetto al resto dell’album, il sensibile mix di passione e rock’n’roll si materializza in tutta la sua forza. Penso che proprio per questo sia stata piazzata nel mezzo. Ti fa anche capire che la voce del cantante è meglio di quel che si pensi all’inizio. Quel bisogno della prima metà del disco di urlare in tutte le canzoni secondo me ne rovina un pochino le caratteristiche. Ma è una tradizione rockettara. E ne comprendo l’isprirazione.

Falling skies e Collapse vanno via liscie e chiudendo la parte più riflessiva ci portano a Fast Food, di cui abbiamo già il video con la bella Francesca Du Demon. I ragazzi sono fotogenici, non hanno paura della telecamera e hanno gusto anche nella parte video. Quindi ci tocca promuovere anche il puro istinto creativo senza fare obiezioni.

I can’t wait, coi suoi quasi 4 minuti di strappi e turn the sun anticipano la morbida chiusura di With you tonight e ci portano alle considerazioni del caso.

Il talento c’è, la voglia e la passione sono di sicuro quelle giuste ma proprio in questi giorni su Wired ho apprezzato il resoconto di una conversazione tra Jovanotti e l’AD di Spotify, il quale tra le varie domande invita le nuove band ad affidarsi tutto sommato anche in questo grande momento dell’era digitale a qualcuno che sappia valorizzarli davvero. Sono convinto che se trovassero qualcuno in grado di apprezzarli il futuro sarebbe decisamente roseo. Ma destreggiarsi tra i matusa e i dinosauri e le pubblicità di Mengoni non è facile. In bocca al lupo: non vedo l’ora di vedervi live.

@emilianopicco

 

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5 comments

Antonio Capra 26 Marzo 2015 - 11:08

Grazie Emiliano per la recensione!
Ci si vede al prossimo live degli Stereocut!

Antonio
(il cantante)

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