House of cards 3 – Michael Dobbs

by Gianluigi Bodi

Una premessa mi sembra d’obbligo. E’ molto raro che io legga libri legati a serie, trilogie, tetralogie etc etc. Per dire, non ho letto le “sfumature”, non ho letto di vampiri e lupi mannari e non ho letto altre infinità di opere serializzate.
I motivi sono vari, ma principalmente ce ne sono due che mi fanno stare distante da questi prodotti. Mi sono accorto che se il primo volume mi piace enormemente poi ho il “bisogno” fisico di leggere anche gli altri. E spesso gli altri ancora non sono stati pubblicati oppure ancora non esistono.  Oppure, se il primo libro della serie mi ha costretto a lasciarlo da parte o a finirlo con fatica allora, pur non leggendo gli altri che seguono sento un senso di incopletezza. Per quando male sia scritto riesco sempre a pensare che i personaggi avrebbero meritato una fine migliore.

Per House of Cards ho fatto un’eccezione. Prima di allora poche altre.

Partiamo da qui dunque.
Quando una storia viene raccontata e poi diventa una serie inglese per la BBC (90), quando quella stessa storia viene trapiantata negli Stati Uniti lasciando il paese natio (2013), quando sempre la stessa storia arriva in Italia ed esce nelle librerie generando un successo immediato, quando sono trascorsi la bellezza di 25 anni dall’inizio di questa storia e non si vede ancora la fine di questa spirale di successo che si può dire? Si possono dire tante cose, molte delle quali sbagliate, ma una, almeno una di giusta è questa: questa storia è una storia  universale.

Mentre in America con Netflix e in Italia con Sky Atlantic si stanno tirando le fila del destino di Frank Underwood, Fazi porta sugli scaffali delle librerie il terzo e ultimo volume della trilogia scritta tra gli anni ottanta e novanta da Michael Dobbs. Come ben sapete, l’opera di Dobbs è stata riadattata per la TV cambiando un bel po’ di particolari. Gli Stati Uniti hanno preso il posto della vecchia Inghilterra e il nostro Underwood in realtà si chiamerebbe Francis Urquhart, ma poco importa se le iniziali rimangono sempre le maligne FU.

Mi pare evidente che parlando di TV e di libri stiamo parlando di mezzi di comunicazione e di intrattenimento profondamente diversi. Chi ha amato la serie TV, chi è stato sveglio tutta la notte per guardare uno dietro l’altro tutti gli episodi della terza serie potrebbe non avere la minima idea che dietro quest’opera di finzione ci sia uno scrittore inglese, politico all’epoca della Thatcher che ha avuto bisogno della spinta della moglie per mettersi a scrivere House of Cards e disintossicarsi dal veleno della vera politica.

E veniamo al libro, il terzo della serie, quello che accompagna alla conclusione il destino di Urquhart. Il libro inizia con un flashback nel passato, nel 56. Urquhart è di stanza a Cipro per conto dell’esercito Inglese. Nel mirino un gruppo di “terroristi” che vorrebbe l’indipendenza di Cipro. In questo periodo succede qualcosa, uno di quegli eventi capitali che una persona si porta dentro per tutta la vita e che ad un certo punto esce fuori a riscuotere il proprio debito. Per noi è anche un’informazione in più. Un modo per capire quando è nato il Francis Urquhart che conosciamo. Subito dopo questo inizio incentrato sul passato siamo trasportati al presente. Qui, un Urquhart stanco e vecchio deve vedersela con ulteriori ondate di nemici che vogliono prendere il suo posto di primo ministro. Quello che non sanno è che il vecchio Francis venderà cara la pelle.

Quella di Dobbs, oltre ad essere un’eccellente opera di narrativa, è anche una finestra spalancata su un mondo in cui anche il migliore ha dei segreti scomodo che preferirebbe non si conoscessero. Purtroppo, da questo punto di vista, la realtà spesso ci ha insegnato che la fantasia è solo una principiante. Dobbs è bravissimo a tracciare  con pochi tratti la personalità dei personaggi, ma soprattutto, la sua mano si vede sulla costruzione di un’ambiente malato che lui conosce benissimo. Gli intrecci sono il punto di forza di una trilogia. Il volano che fa passare anche alcuni momenti di calma, ma in questo caso, al susseguirsi di eventi Dobbs accompagna una scrittura sapiente, secca e tagliente.

Come detto TV e libro sono due linguaggi diversi. Verrebbe voglia di sedersi sul divano, accendere la TV e con molta pigrizia lasciare che siano le immagini a decidere per noi le ambientazioni, le scenografie e il volto dei personaggi. Tutto molto lecito e pure comprensibile.
Io però vi consiglio di lasciare che la vostra fantasia riempia i buchi lasciati lì apposta da Dobbs. Lasciatevi il tempo per pensare, per fare congetture e commenti, per sentire un po’ più vostro questo libro e per entrare ancora di più nella testa di Francis Urquhart. E se poi siete come me ora avete l’occasione di leggervi 1500 pagine tutte di filato. Un vero e proprio Binge Reading.

Ad ogni casa editrice capita il colpo da maestro. Quel libro che a furor di popolo diventa un Besteller. Quando capita ad una casa editrice indipendente la cosa è ancora più piacevole. Fazi Editore, per merito e per fortuna si è trovata tra le mani una delle trilogie più richieste dai lettori. Bene così.

Michael Dobbs è nato nel 1948 ed è un membro del Partito Conservatore inglese. Tra i diversi incarichi rivestiti durante la carriera politica si ricorda quello di capo dello staff del partito durante l’ultimo governo Thatcher (1986-1987). Dal 2010 è membro della Camera dei Lord. La trilogia di House of Cards, di cui Fazi ha già pubblicato i primi due volumi, ha venduto milioni di copie in tutto il mondo.
Dobbs ha partecipato alla produzione e sceneggiatura della serie omonima ispirata a questo romanzo.

 

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