Franz Krauspenhaar – Grandi Momenti

by Gianluigi Bodi
Krauspenhaar

Questo è un libro stronzo. Un libro bastardo, cinico e politicamente scorretto. Quindi, un gran bel libro. Questo è, in sintesi, il mio giudizio. Non ho letto “Grandi momenti“, l’ho assorbito. Ho sperato, come mi capita sempre quando sto facendo delle belle letture, che il treno fosse in ritardo, che fosse crollato un ponte, che ci fosse uno sciopero di qualche sigla sindacale. Tutto questo per leggere la vita di Franco Scelsit, scrittore di alto rango che fatica a sfondare e produttore seriali di gialli che gli fanno arrivare in tasca corposi assegni.

In questa, più che in altre recensioni, so che faticherò a riordinare le idee quel tanto che basta per metterci dentro quasi tutti i miei pensieri su questo libro e per riuscire a farlo con una chiarezza espositiva degna di un ragazzino di terza media. Che tanto, poi, l’impressione è che a Krauspenhaar quello che dico potrebbe non interessare per niente.
“Grandi momenti” entra ed esce come un ago dal tessuto, entra ed esce dall’autofiction, dalla malinconia, dalla disperazione. Alterna momenti acidi ed esilaranti a momenti di profonda riflessione. Ad un certo punto Scelsit parla dei giovani privi di rosei orizzonti e di anziani fermi alle casse dei supermercati a pagare con qualche spicciolo quelle poche cose che si possono permettere. In quel momento il treno è arrivato in stazione e io ho bestemmiato a bassa voce, perché quanto trovi una frase che ti rimescola dentro e fotografa esattamente una tua idea di presente allora vorresti andare più a fondo.

Scelsit ha avuto un infarto, ha un gruppo di “amici” conosciuti nei meandri dei reparti e delle riabilitazioni con i quali organizza le “cardiopizze” o le “cardiocene”. Persone con cui condivide la quasi morte. Persone che, quindi, possono capire.
Scelsit scioglie con la rabbia qualsiasi parvenza di perbenismo. Non deve essere ciò che non è. Già come scrittore ha un alterego e già questo è uno stress insopportabile. Vive con la madre denominata “Colonnello”, con il fratello che pare quasi essere un invenzione della propria mente. Vive rincorrendo, di macchina in macchina, la definizione perfetta di ciò che dovrebbe essere ai propri occhi. Chi è Scelsit per se stesso?

Mi sembra di passare dal ghiaccio al fuoco leggendo “Grandi momenti“, mi immagino l’occhio gelido di Scelsit, che sorseggia l’ennesima birra, che fa cilecca con le donne, che corre a 260 all’ora sulla Porsche d’annata, quasi a sfiorare l’autodistruzione. E allo stesso tempo sento bruciare le fiamme, quel aggrapparsi alle cose terrene, perché lui è già morto una volta e sa cosa significa non essere più nulla. Perché solo con la fiamma nel petto si accoglie a braccia aperte la pazzia.

Come supponevo, non c’è logica in quello che ho scritto. Ci sono salti dettati dalle immagini che, come flash, si intervallano nella mia testa. E’ sempre un po’ triste quando non riesci a comunicare un messaggio. Perché c’era sicuramente altro da dire, ma il tempo ha annebbiato le sensazioni che mi sono giunte sottovoce. Il tempo ha dato spazio alle grida.

Menzione speciale per la copertina di Toni Alfano. Davvero azzeccatissima e di grande impatto.

Forse la vera natura di Neo è qui, tra le Iene.

Franz Krauspenhaar (1960, Milano) scrittore, poeta e compositore, ha pubblicato quasi 20 libri tra narrativa e poesia. Ricordiamo i romanzi Le cose come stanno (Baldini & Castoldi, 2003), Era mio padre (Fazi, 2008), Le monetine del Raphael (Gaffi, 2011). In poesia, i libri Effekappa (Zona, 2010), Biscotti selvaggi (Marco Saya, 2012) e il poema Le belle stagioni (Marco Saya, 2014). L’unico saggio è Un viaggio con Francis Bacon (Zona Novevolt, 2010). È stato redattore di “Nazione Indiana” e attualmente è redattore della rivista letteraria “Achab” coordinata da Sara Calderoni e diretta da Nando Vitali.

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