Il racconto è vivo e lotta con noi. Ogni volta che mi sento dire che il racconto non vende, che il racconto non interessa, non viene letto da noi e nemmeno negli altri paesi (a questo proposito un autore americano qualche mese fa mi aveva confessato che in proporzione il suo libro aveva venduto molto più qui da noi che a casa sua) io mi vado a prendere una raccolta di racconti. Certo, la tentazione di riprendere in mano i maestri che mi hanno fatto amare il genere c’è, ma pontificare che il racconto è vivo per poi andare a leggere libri di gente morta da trent’anni mi sembrerebbe stupido.
Transeuropa ha di recente pubblicato una raccolta di racconti di un autore chiamato Fabio Morpurgo. La raccolta si intitola “Qualcuno ha lasciato la luna nel bagno accesa soltanto a metà“. Un titolo che a me ricorda le raccolte di poesie del vecchio Bukowski e che immagino sia un primo segnale che denuncia le influenza di questo scrittore.
Ora vi dico subito perché mi è venuta voglia di parlare di questa raccolta. Fin dal primo racconto mi è stato chiaro che Morpurgo non aveva la minima intenzione di raccontare la flora e la fauna che abitano sotto il suo naso. I suoi racconti hanno un’ampio respiro, danno la sensazione di crearsi in un luogo distante da noi che però, a ben guardare, ci è più familiare di quanto possiamo pensare. Certo, la cosa viene facilitata dal fatto che i racconti siano ambientati in Australia, un luogo in cui l’autore ha vissuto, ma nonostante si possano collocare in un luogo fisico realmente esistente è forte la sensazione che le azioni prendano vita in uno spazio alternativo.
Inoltre Morpurgo mantiene sempre un equilibrio fragile tra reale e fantastico. Qui sarebbe facile citare dei grandi maestri (non mi va di fare paragoni, ma trovate la lista degli scrittori preferiti di Morpurgo in fondo alla recensione), ma mi limiterò a dire che molto spesso questo equilibrio, questo continuo chiedersi cosa è vero e cosa è parto dell’immaginazione e questa continua ricerca di una soluzione plausibile e perfettamente naturale a quanto succede su carta è uno dei motivi per cui un racconto riesce a tenermi compagnia per anni, oserei dire decenni.
Fabio Morpurgo in questi otto racconti fa affrontare ai personaggi il percorso del cambiamento, siano essi bambini alle prese con il non conosciuto, siano essi adulti in preda ad una crisi. Il fulcro della narrazione è, a mio modo di vedere, quell’attimo preciso in cui l’umano ha esperienza di qualcosa che lo cambierà per sempre.
La scrittura è molto curata, i racconti sono solidi, segni di un lavoro costante sul testo. Pare brutto da dire, ma non è che tutto quelle che viene pubblicato rispetti queste due caratteristiche che io trovo basilari.
Fabio Morpurgo è nato a Treviso nel 1985. Laureato in ingegneria dei materiali, vive e lavora a Treviso. Le sue letture sono popolate da Richard Yates, Bernard Malamud, John Barth, Raymond Carver, Henry Miller, nonché dagli scrittori di fantascienza come Ray Bradbury e Philip K. Dick. Dopo un lungo soggiorno in Australia, ha deciso di raccontare il suo mondo poetico negli otto brani che compongono questo suo primo libro.