Tra pochi giorni partirà a Roma un’iniziativa dedicata al grande Pier Paolo Pasolini. Dieci giorni a contatto con l’autore, tra mostra fotografica, visita ai luogo che hanno fatto grande la persona e libri a lui dedicati.
Ho avuto la fortuna di scambiare qualche chiacchiera con il direttore editoriale della mostra, Roberto Ippolito e con con Giovanni Currado, curatore della mostra fotografica.
(Alle prime tre domande ha risposto Roberto Ippolito, direttore editoriale della manifestazione. All’ultima Giovanni Currado, curatore insieme a Maurizio Riccardi della mostra fotografica “I tanti Pasolini”, visibile al pubblico dal 25 settembre al 4 ottobre 2015 presso la Libreria Nuova Europa I Granai di Roma)
La prima domanda che vorrei farle è: perché Pasolini?
Pasolini sembra chiamare lui per farci vedere quello che ha fatto, la ricchezza delle sue opere su fronti diversi, il suo percorso. La sua profondità e la sua imprevedibilità quasi impongono l’attenzione. Tutti sanno almeno qualcosa di lui. Ma c’è tanto di più da sapere. L’evento “conPasolini” è provocato dall’unicità del suo lavoro dentro cui entrare. E soprattutto è importante la sua caratteristica di uomo immerso nel mondo culturale ma contemporaneamente in movimento in mondi molto diversi. L’attrazione per Pasolini è dunque l’attrazione per chi non vive la cultura come fatto esclusivo, per pochi.
Da quello che si intuisce leggendo il programma della dieci giorni “conPasolini” sembra che l’accento venga posto non sul Pasolini intellettuale, scrittore di libri, che ognuno di noi conosce, ma sulla persona che stava dietro all’immagine pubblica, sull’uomo che pochi conoscono.
Il sottotitolo “Dieci giorni alla scoperta di una vita” anticipa quello che accadrà: andare sulle tracce dell’esistenza di Pasolini significa certamente ricostruire e osservare gli aspetti più personali, ma significa anche, contemporaneamente, imbattersi nelle origini delle sue opere, nelle fonti di ispirazione, nei momenti chiave della produzione artistica. Poiché la manifestazione ha come obiettivo la scoperta di una vita, è importante dove questa si è svolta. Ed ecco allora l’idea della visita in pullman, tappa dopo tappa, per un’intera giornata domenica 4 ottobre, ai luoghi simbolo di Pasolini, privati e pubblici.
Immagino che lavorando così duramente su un progetto lei abbia scoperto dei lati di Pasolini che non conosceva. Qual è secondo lei l’aspetto dell’uomo di cui non siamo a conoscenza e che maggiormente merita di essere scoperto?
Mi colpisce la serena sofferenza. Serena anche quando il dolore è oltre il limite e quando viene raccontato con tutto il suo impatto. Può apparire eccessivo dire serena, me ne rendo conto. Ma trovo in lui sempre lucidità, perfino nelle argomentazioni più severe e nelle circostanze più dure o complesse. E poi ho notato la grande capacità di manifestare la diversità di opinioni, senza riserve e senza pudore, anche agli amici più cari.
Il primo degli appuntamenti della manifestazione è l’inaugurazione della mostra fotografica dell’Archivio Riccardi “I tanti Pasolini”, prevista per venerdì 25 settembre alle 18.00 con Filippo La Porta. Chiedo quindi a Giovanni Currado, curatore della mostra insieme a Maurizio Riccardi: la mostra sembra essere stata concepita per essere un’immersione a 360° nel mondo di Pier Paolo Pasolini. In base a quale criterio sono stati scelti gli scatti?
Il progetto alla base della mostra e parallelamente del libro omonimo ha avuto inizio con il ritrovamento quasi casuale delle immagini del set del film di Carlo Lizzani del 1960 “Il gobbo”: increduli, avevamo tra le mani due fotogrammi del momento esatto in cui veniva ucciso Leandro detto “er monco”, interpretato da Pasolini. I negativi digitalizzati e restaurati delle immagini di scena hanno dato il via a un lavoro ossessivo alla ricerca delle altre foto di Pasolini sparpagliate nelle invecchiate buste da lettera di un archivio messo insieme in origine più che artigianalmente, comprendenti eventi mondani o processi, fatti culturali o di costume.
Saltavano fuori così foto di notevole qualità, non sempre collocabili facilmente nel tempo e nei luoghi. Ma nulla ci bastava nonostante la bellezza delle immagini e quello che ci dicevano dell’uomo raccontato. Così, contemporaneamente, in circa due anni, abbiamo raccolto testimonianze e valutazioni su Pasolini, chiedendole a personaggi della cultura e dello spettacolo.
Il criterio che abbiamo cercato di seguire è stato quello si selezionare la straordinaria varietà di espressioni, posture, modi di porsi e perfino di vestirsi, catturati dal grande fotografo Carlo Riccardi. Con “I tanti Pasolini” consegnati alla storia dalle immagini del maestro Riccardi abbiamo cercato di far emergere una grande varietà di sentimenti, l’anima di un intellettuale eccezionalmente complesso.
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