teaser-news-genovesi-premio-strega_a3_2_news_imgFabio Genovesi piazza un altro colpo di gran classe e con il suo ultimo romanzo, Chi manda le onde, arriva in finale al premio Strega (oltre a vincere il premio Strega “giovani”). Con quella sua tecnica, che so… diciamo alla Kenshiro, della trasmigrazione dell’io narrante e della persona che muta con il mutare del personaggio messo a fuoco, l’autore ha infiocchettato un altro libro che dice “leggimi, leggimi”. Chi manda le onde è un romanzo comico e tragico, né troppo breve né troppo lungo, che ti costringe a spegnere la luce sul comodino pensando al capitolo che leggerai l’indomani. Le storie di Luna, Luca, Serena, Sandro, Ferro, Zot, Marino e Rambo compongono un puzzle di adorabili sfigati la cui esistenza va in pezzi man mano che al contrario il romanzo si compone e prende corpo. Luna e sua madre Serena, alle prese con un terribile lutto, incontreranno Zot, bambino nucleare che parla un italiano così pulito da apparire alieno, e suo nonno adottivo, Ferro, un vecchietto dal grilletto facile. E le loro vite andranno a scontrarsi e auspicabilmente prima o poi ripararsi con quelle di tre quarantenni disoccupati che vivono con mammà, Sandro, Marino e Rambo. I personaggi di Fabio Genovesi si muovono come fossero i sopravvissuti in un racconto post-apocalittico. Perché qualcosa è accaduto al nostro paese mentre i miliardari sbarcavano in Versilia e compravano le case dei suoi abitanti, spingendoli lontano dal mare. Questo qualcosa, forse, è la mancanza di un senso, di un progetto, ma soprattutto, mi dice un diavoletto, questo qualcosa è la mancanza di uno stipendio a fine mese.

È così facile straparlare di bamboccioni e sputare su di un’intera generazione quando lo si fa dall’alto di un lavoro fisso, di un posto dirigenziale, di un contratto da giornalista, da una poltrona universitaria ottenuta scrivendo in quella lingua arcana che è l’accademichese. È stato così facile, signori, dileggiare un’intera generazione che aveva creduto alle balle che gli avevate raccontato quando erano bambini. Ma per fortuna poi arrivano uomini come Fabio Genovesi, che oltre ad avere i piedi ben piantati per terra è uno scrittore dotato di senso del ritmo e di humour come pochi, e giustizia è fatta. Le tragicomiche avventure di Sandro, Marino e Rambo non serviranno a cambiare le nostre vite, e non eroificano questi sfigati, che restano tali dall’inizio alla fine, ma rendono loro spessore, pienezza, umanità. E ci fanno pure morire dal ridere. Non penso ci sia bisogno di aggiungere altro, se non che se volete davvero scoprire “chi manda le onde”, l’estate non è ancora finita e leggere questo romanzo a due passi dal mare, magari sotto un ombrellone, potrebbe risultare assai gradevole.

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