Home Inchiostro Fresco - Recensioni di libri letti da Gianluigi Bodi Alessandro Raveggi – Il grande regno dell’emergenza

Alessandro Raveggi – Il grande regno dell’emergenza

by Gianluigi Bodi
Alessandro Raveggi, Il grande regno dell'emergenza, Liberaria

L’impressione che ho maturato leggendo questa raccolta di racconti di Alessandro Raveggi è che lui sia molto bravo a costruire una realtà diversa, una realtà artificiale, pur raccontando quella che potrebbe essere considerata un’esistenza normale. Partendo dal primo racconto, mi viene da dire che Raveggi metta una maschera alla realtà. Mentre leggiamo ci rendiamo conto che lì sotto c’è qualcosa di noto, di conosciuto. Qualcosa che ci è familiare, ma che per qualche motivo ci sfugge. Quel motivo è la maschera creata dall’autore. In questo senso, il primo racconto, “I nostri oggetti paterni” mi è piacevole vederlo come una chiave di lettura di quest’opera. Un senso nascosto. Quasi a voler dire, guardate, sto facendo indossare delle maschere a dei figli al funerale del padre, ma in realtà dovreste guardare sotto alle maschere, perché il grottesco, il tragico, è lì sotto.

Poi mi trovo costretto a dire qualcosa che è già stato detto e che però riflette perfettamente anche un mio modo di vedere le cose. Ogni racconto è un romanzo compresso. Ogni racconto meriterebbe un’opera che ne esplori tutte le potenzialità. La lettura de “Il grande mondo dell’emergenza” lascia con vuoti da colmare, vuoti che vengono creati dal racconto stesso, che vengono, per così dire, parzialmente riempiti dall’efficacia della narrazione e dalla cura formale che Raveggi possiede. Però, al punto finale, si vorrebbero poter seguire ancora i personaggi. Che fine hanno fatto? Li rivedremo?

Raveggi ha una padronanza della lingua che si riflette nel suo stile. Uno stile corposo, una scrittura non banale, non affrontabile con superficialità. E’ quindi necessaria una buona dose di impegno per intraprende la strada de “Il grande regno dell’emergenza”.

Il modo di scrivere di Alessandro Raveggi si adatta perfettamente ai racconti di questa raccolta. Racconti che non vivono tutti su uno stesso piano tematico. Affrontare la vita di una ragazza che lavora in un museo o quella di persone che hanno a che fare con la Seconda Guerra Mondiale. Non è un fatto scontato. Essere in grado di plasmare sé stessi per prendere la forma della materia che si vuole raccontare è uno dei traguardi più difficili da raggiungere.

Non posso fare un’analisi racconto per racconto, ma posso dire che pur raccogliendo racconti scritti durante un periodo di sei/sette anni, la struttura della raccolta è solida. E Raveggi è già maturo fin dal primo racconto. Certo, direte voi, con tutto quello che ha fatto nonostante la sua giovane età…in effetti, ho inserito la sua biografia a fondo post prendendola dal suo blog. Pare non finire mai, ma leggendola mi sono dato la spiegazione di così tanta ricerca stilistica nei racconti.

Extra.

Mi sembra che LiberAria stia investendo molto sulla letteratura italiana, sui giovani scrittori che potrebbero rappresentare il nostro futuro narrativo. Mi riferisco a questo libro, certo, ma anche ad altri esempi del passato e ad alcuni esempi del futuro prossimo. Scommettere sulla nuova narrativa italiana è da gente con il pelo sul petto.

Alessandro Raveggi (Firenze, 1980) scrive libri tra narrativa, saggistica, teatro e poesia. Vive a Firenze ma ha vissuto molti anni a Città del Messico e all’estero. Suoi testi sono stati pubblicati su magazine e riviste quali «Satisfiction»,«Minima&Moralia»«Poesia»«Doppiozero»«Le parole e le cose»«Alfabeta2», «Nazione indiana»«Carmilla»«Il primo amore», Officina Poesia di «Nuovi Argomenti»«Club Dante»,  «Nuova Prosa»«Il Reportage»«Versodove»«L’immaginazione»,«The Towner», la rivista messicana «Luvina»«Semicerchio», tra le altre. Ha curato la rivista RE: viste sulla letteratura e le arti e dal 2009 al 2011 la collana di narrativa di qualità NovevoltCura attualmente la prima rivista letteraria bilingue TheFLR The Florentine Literary Review.

Dopo anni di teatro come direttore e drammaturgo (finalista Premio Riccione 2007 con la drammaturgia Per farla finita con il teatro di vernacolo), è stato ricercatore in Letteratura italiana della prestigiosa Universidad Nacional Autonoma de Mexico. Come nuovo scrittore italiano, è stato presentato a RicercaBo (nuova edizione di Ricercare) nel 2007. Dal 2006 al 2011, ha curato i festival ZOOM Festival del nuovo teatro 2006 e 2007 e il festival letterario Ultra di Firenze 2009 e 2010. Attualmente è anche coordinatore di The Writers’ Season / La Stagione degli Scrittori.

Insegna letteratura italiana alla New York University, campus di Firenze, oltre che in altri programmi accademici americani. Tiene dal 2013 laboratori e corsi di scrittura e letteratura in centri culturali toscani e nazionali.

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