2,2K
Tra le serie più viste in assoluto possiamo citare senza timore di smentita “The A-Team”. In breve, per quei pochi che non sanno di cosa si stia parlando (se proprio siete sbarcati da poco da Marte), la storia.
L”A-Team” è un gruppo di quattro ex militari veterani della guerra in Vietnam ingiustamente accusati di aver rubato dell’oro e quindi condannati al carcere. I quattro però, di stare in carcere non ne hanno per niente voglia per cui si danno alla macchia. Siccome si da il caso che i quattro siano persone dal cuore d’oro e che comunque, anche in cattività, qualcosa per portare a casa il companatico lo devono pur fare, decidono di aiutare chi ne ha bisogno mettendo al loro servizio l’ingegno e l’esperienza maturata nell’esercito.
La sigla parlata del telefilm spiega tutto quanto ho appena scritto, ma con una voce fastidiosa. Il sornione e astuto colonnello John “Hannibal” Smith, il rude Bosco Albert “B.E.”Baracus (Bad Element, in italiano P.E. Pessimo Elemento), il latin lover Templeton Peck “Faceman” (Sberla in italiano, perché ha una faccia da sberle, anche se a dire il vero il soprannome originale mette più in mostra la dote di essere bello, di piacere alle donne e quindi essere utile al team anche in quel senso) e lo squilibrato H.M. “Howling Mad” Murdock (che spesso deve essere prelevato dagli altri da un ospedale psichiatrico non senza inconvenienti). La serie è stata prodotta dall’83 all’87 per cinque stagioni, da noi l’ha trasmessa per prima Rete 4 a partire dall’84. I quattro e il loro furgone nero e rosso girano per gli Stati Uniti pronti ad agire laddove ci sia qualcuno in difficoltà pronto a pagare per i loro servigi. I viaggi in furgone sono spesso necessari perché il buon Baracus ha il terrore di viaggiare in aereo, particolare che aiuta la gag comica.
Il telefilm è pervaso da una forte vena di buonismo militaresco, i quattro infatti, in tutte e cinque le serie trasmesse, non hanno mai ucciso nessuno. Ci sono stati sporadici decessi, ma mai per causa loro. Sono infatti famosi gli incidenti spettacolari con annesse auto rotolanti da cui uscivano illesi passeggeri confusi, ma in ottimo stato di salute. Tenete presente che se faccio retromarcia io in un parcheggio e prendo un lampione e probabile che, come minimo, mi sloghi una spalla.
In ogni caso The A-Team era una serie di puro intrattenimento, ben fatta, con dei personaggi carismatici ottimamente amalgamati tra loro.
Ciò che mi preme far notare è che, pur se trasmessa anche ai giorni nostri, questa serie è profondamente radicata negli anni 80 e sarebbe impossibile riproporla come remake ai giorni nostri. Certo, direte voi, ne hanno fatto un film giusto 3 anni fa. Il film ha linguaggi differenti, è un evento a se stante, non ha bisogno della continuità narrativa di una serie TV.Per quanto ne sappiamo noi, nel flusso narrativo del mondo inventato di A-team, subito dopo la fine i quattro potrebbero essere stati arresti e fucilati.
Facciamo un gioco, provate ad immaginarvi l’A-team nel 2013, non serve nemmeno che cambiate faccia ai protagonisti, per comodità lasciamo sempre gli stessi (anche se il buon George Peppard ci ha lasciati da soli in questa triste valle di lacrime).
Immaginatevi una puntata tipo. Qualcuno chiede l’aiuto dell’A-team, questi arrivano nella città, contattano in incognito il futuro cliente per capire se fa sul serio oppure se si tratta di una trappola del governo e alla fine decidono di accettare l’incarico.
Ora, secondo voi, oggi, nel giro dei due o tre giorni che servono all’A-Team per sbrigare la faccenda, quanti messaggi su Twitter, quanti aggiornamenti di stato su Facebook, quante foto taggate e quanti migliaia di messaggi sulle bacheche di tutti i Social Network che ci sono al mondo, comparirebbero?
Passa il furgone per una strada, Jimmy fa una foto, la carica su Facebook e la geotagga. Diavolo,dice l’uomo nero del governo, l’A-Team è a Dallas. Ecco che la task force incaricata dal governo per beccarli prende un Jet Governativo e se ne vola a Dallas. Ma loro sono dannatamente bravi e riescono a scappare. La missione successiva è a Tucson in Arizona. Nemmeno il tempo di entrare in città e su Twitter il trending topic numero uno è #Ateamtucson. Passano a Sacramento e fioccano le foto di gruppo fatte con gli smartphone. Arrivano a Pasadena e trovano una folla di migliaia di persone in attesa del loro arrivo con, in bella mostra cartelloni incitanti l’A-Team e dileggianti il Governo degli Stati Uniti. Non potrebbero fare un passo fuori casa senza essere riconosciuti, sarebbero famosi come Lady Gaga, anzi, Lady Gaga si vestirebbe come loro.
Passo successivo, la TV ci mette del suo. Speciali dedicati alle loro gesta, inchieste per scavare nel loro passato, talk show in cui i colpevolisti si affrontano con gli innocentisti.
L’A-Team diventa il nuovo fenomeno di massa. I ragazzini si fanno la cresta come Baracus, gli uomini di una certa età smettono di tingersi i capelli e iniziano a fumare il sigaro, le ragazzine si tolgono le mutandine e le tirano addosso a Sberla e qualcuno inizia a comportarsi da pazzo come Murdock. Ma le mode durano poco e i giornali iniziano ad insinuare che Baracus sia di fede Musulmana, che il colonnello Hannibal non paga le tasse, che Murdock un realtà sia così particolare perché fa uso di droghe e che Sberla pare frequenti circoli privati noti agli omosessuali. Fine dell’amore e inizio dell’odio.
Vedete, il remake non è fattibile. I linguaggi dell’intrattenimento sono cambiati profondamente in questi ultimi trent’anni.
Le serie TV richiedono un più o meno marcato uso del suspension of disbelief, ma sono convinto che se tra qualche anno dovessi far vedere a mio figlio una qualsiasi puntata dell’A-Team, temo che il suo commento non sarebbe altrettanto esaltante di quelli che condividevo io con i miei compagni di scuola delle elementari.
Gli anni 80 sono stati un periodo molto interessante dal punto di vista della produzione musicale e cinematografica. Ma anche per quel che riguarda la produzione televisiva abbiamo la fortuna di poter annoverare serie di grande successo che vengono trasmesse anche ai giorni nostri in una serie quasi ininterrotta di repliche e contro repliche.Tra le serie più viste in assoluto possiamo citare senza timore di smentita “The A-Team”. In breve, per quei pochi che non sanno di cosa si stia parlando (se proprio siete sbarcati da poco da Marte), la storia.
L”A-Team” è un gruppo di quattro ex militari veterani della guerra in Vietnam ingiustamente accusati di aver rubato dell’oro e quindi condannati al carcere. I quattro però, di stare in carcere non ne hanno per niente voglia per cui si danno alla macchia. Siccome si da il caso che i quattro siano persone dal cuore d’oro e che comunque, anche in cattività, qualcosa per portare a casa il companatico lo devono pur fare, decidono di aiutare chi ne ha bisogno mettendo al loro servizio l’ingegno e l’esperienza maturata nell’esercito.
La sigla parlata del telefilm spiega tutto quanto ho appena scritto, ma con una voce fastidiosa. Il sornione e astuto colonnello John “Hannibal” Smith, il rude Bosco Albert “B.E.”Baracus (Bad Element, in italiano P.E. Pessimo Elemento), il latin lover Templeton Peck “Faceman” (Sberla in italiano, perché ha una faccia da sberle, anche se a dire il vero il soprannome originale mette più in mostra la dote di essere bello, di piacere alle donne e quindi essere utile al team anche in quel senso) e lo squilibrato H.M. “Howling Mad” Murdock (che spesso deve essere prelevato dagli altri da un ospedale psichiatrico non senza inconvenienti). La serie è stata prodotta dall’83 all’87 per cinque stagioni, da noi l’ha trasmessa per prima Rete 4 a partire dall’84. I quattro e il loro furgone nero e rosso girano per gli Stati Uniti pronti ad agire laddove ci sia qualcuno in difficoltà pronto a pagare per i loro servigi. I viaggi in furgone sono spesso necessari perché il buon Baracus ha il terrore di viaggiare in aereo, particolare che aiuta la gag comica.
Il telefilm è pervaso da una forte vena di buonismo militaresco, i quattro infatti, in tutte e cinque le serie trasmesse, non hanno mai ucciso nessuno. Ci sono stati sporadici decessi, ma mai per causa loro. Sono infatti famosi gli incidenti spettacolari con annesse auto rotolanti da cui uscivano illesi passeggeri confusi, ma in ottimo stato di salute. Tenete presente che se faccio retromarcia io in un parcheggio e prendo un lampione e probabile che, come minimo, mi sloghi una spalla.
In ogni caso The A-Team era una serie di puro intrattenimento, ben fatta, con dei personaggi carismatici ottimamente amalgamati tra loro.
Ciò che mi preme far notare è che, pur se trasmessa anche ai giorni nostri, questa serie è profondamente radicata negli anni 80 e sarebbe impossibile riproporla come remake ai giorni nostri. Certo, direte voi, ne hanno fatto un film giusto 3 anni fa. Il film ha linguaggi differenti, è un evento a se stante, non ha bisogno della continuità narrativa di una serie TV.Per quanto ne sappiamo noi, nel flusso narrativo del mondo inventato di A-team, subito dopo la fine i quattro potrebbero essere stati arresti e fucilati.
Facciamo un gioco, provate ad immaginarvi l’A-team nel 2013, non serve nemmeno che cambiate faccia ai protagonisti, per comodità lasciamo sempre gli stessi (anche se il buon George Peppard ci ha lasciati da soli in questa triste valle di lacrime).
Immaginatevi una puntata tipo. Qualcuno chiede l’aiuto dell’A-team, questi arrivano nella città, contattano in incognito il futuro cliente per capire se fa sul serio oppure se si tratta di una trappola del governo e alla fine decidono di accettare l’incarico.
Ora, secondo voi, oggi, nel giro dei due o tre giorni che servono all’A-Team per sbrigare la faccenda, quanti messaggi su Twitter, quanti aggiornamenti di stato su Facebook, quante foto taggate e quanti migliaia di messaggi sulle bacheche di tutti i Social Network che ci sono al mondo, comparirebbero?
Passa il furgone per una strada, Jimmy fa una foto, la carica su Facebook e la geotagga. Diavolo,dice l’uomo nero del governo, l’A-Team è a Dallas. Ecco che la task force incaricata dal governo per beccarli prende un Jet Governativo e se ne vola a Dallas. Ma loro sono dannatamente bravi e riescono a scappare. La missione successiva è a Tucson in Arizona. Nemmeno il tempo di entrare in città e su Twitter il trending topic numero uno è #Ateamtucson. Passano a Sacramento e fioccano le foto di gruppo fatte con gli smartphone. Arrivano a Pasadena e trovano una folla di migliaia di persone in attesa del loro arrivo con, in bella mostra cartelloni incitanti l’A-Team e dileggianti il Governo degli Stati Uniti. Non potrebbero fare un passo fuori casa senza essere riconosciuti, sarebbero famosi come Lady Gaga, anzi, Lady Gaga si vestirebbe come loro.
Passo successivo, la TV ci mette del suo. Speciali dedicati alle loro gesta, inchieste per scavare nel loro passato, talk show in cui i colpevolisti si affrontano con gli innocentisti.
L’A-Team diventa il nuovo fenomeno di massa. I ragazzini si fanno la cresta come Baracus, gli uomini di una certa età smettono di tingersi i capelli e iniziano a fumare il sigaro, le ragazzine si tolgono le mutandine e le tirano addosso a Sberla e qualcuno inizia a comportarsi da pazzo come Murdock. Ma le mode durano poco e i giornali iniziano ad insinuare che Baracus sia di fede Musulmana, che il colonnello Hannibal non paga le tasse, che Murdock un realtà sia così particolare perché fa uso di droghe e che Sberla pare frequenti circoli privati noti agli omosessuali. Fine dell’amore e inizio dell’odio.
Vedete, il remake non è fattibile. I linguaggi dell’intrattenimento sono cambiati profondamente in questi ultimi trent’anni.
Le serie TV richiedono un più o meno marcato uso del suspension of disbelief, ma sono convinto che se tra qualche anno dovessi far vedere a mio figlio una qualsiasi puntata dell’A-Team, temo che il suo commento non sarebbe altrettanto esaltante di quelli che condividevo io con i miei compagni di scuola delle elementari.