Non capita mai niente, cazzo, se non quel cazzo di Lucky Lucan…

Cazzo. Questa recensione non può cominciare se non in questo modo, perché cazzo è per gran parte del libro, un vero e proprio metronomo letterario, che scandisce frequenti e rapidi cambi di scena, con i quali la storia di un poliziotto ed un giornalista si va ad incanalare in un percorso tortuoso, spesso imprevedibile, a tratti inquietante.

“Ero a Millgarth, seduto nell’ufficio del sovrintendente capo George Oldman, e mi sentivo come una merda di cane.”

Il nostro compagno di viaggio, giornalista,  Edward Dunford non è proprio un amante dell’adulazione, l’autore, introducendo il primo importante interlocutore di Eddy, ci dice subito chi comanda, come agisce, quali sono le sue regole. David Peace autore di questa tetralogia denominata Red Riding Quartet, è abile nelle presentazioni come detto, poche pagine e Eddy è subito dentro ad un gioco complicato, pericoloso, impegnativo, e non si tira indietro. Idealmente e spesso, realmente, fa a pugni, combatte con il primo che gli capita a tiro, quindi state in guardia perché girando la pagina potreste prendervi un cazzotto sul mento o alla bocca dello stomaco.

Ed combatte con il suo direttore, con Oldman, con assassini, prostitute, drogati e combatte molte, molte volte con se stesso, con il suo vivere, con la sua storia e con suo padre che lo ha lasciato per sempre, e il suo orologio che ora Ed indossa glielo ricorda ogni minuto. Combatte anche con un collega, più figo, più bravo e in effetti, professionalmente qualcosa di più del suo potrebbe mettercelo, per non farsi platealmente deridere.

“Merda di cane in Willman Close”

Già, cazzo, l’argomento che riempie questo libro è un argomento davvero di merda, e vi preannuncio che quello che segue, 1977, rincara la dose. Ma perchè? Il posto in cui voi vivete, tutti, io stesso, è privo di merda ? Non quella dei cani, ormai ci sono sacchettini e palette di tutti i colori, ma quella cattiva, violenta, sporca, viscida e subdola. Non credo proprio che ne siate privi o troppo distanti, e anzi, proseguendo si arriverà a parlare addirittura di odore di morte.

“E io pensai, cazzo, è la calma prima della tempesta di merda.”

La storia è partita, il rumore, gli odori, le luci si fanno soffocanti. Ed però, come dicevo, non è un pezzo da novanta della stampa mondiale, e ha bisogno di fare il punto. Con l’aiuto dei noti sei gradi di separazione, traccia una linea che nasce e muore nel punto in cui due ragazzine scompaiono.
Da qui in poi tenetevi liberi da impegni, fate scorte di cibo e bevande, e indossate un buon paio di occhiali da discesa libera, ben aderenti al volto. Siamo solo saliti sulla prima rampa delle montagne russe più alte del mondo, e stiamo per scendere.
Il vento vi devasterà il volto e l’odore acre che respirerete penetrerà le narici, salirà inesorabile e brucerà il cervello.
Sangue ovunque e giri della morte uno dopo l’altro, dialoghi che sparano colpi alla velocità della migliore arma automatica in circolazione. Si scende ad una velocità folle, mentre salgono violenza e corruzione, coraggio e voglia di verità, omertà e incoscenza. E’ dura rimanere sui binari di una vita come questa, ma David Peace scrive da Dio, racconta fatti orrendi con una linearità pazzesca, senza tentennamenti, senza ripensamenti, senza ipocrisia ne fronzoli.
E vi chiederete, inevitabilmente, perché accade tutto questo, perché accade ?
Per il solito motivo del cazzo.

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